Ivan e Romina: come gestire un'azienda agricola in Carnia
11 novembre 2019


Oggi siamo saliti in Mongranda (Verzegnis) per incontrare Ivan, gestore dell’omonima malga.
In qualità di nostro storico allievo, ad Ivan abbiamo chiesto di raccontare la sua esperienza come imprenditore agricolo, dando così il via ad una serie di interviste che vedranno come protagonisti alcuni ex allievi CEFAP ed i loro percorsi professionali.  
Ecco come è iniziata la nostra chiacchierata:


”Sono Ivan, ho 39 anni e faccio l’imprenditore agricolo in Carnia. La natura e gli animali sono sempre stati la mia passione e già all’età di 10 anni, quando ho iniziato ad offrire il mio contributo come pastore sugli alpeggi, avevo capito che questo sarebbe diventato il mio futuro.
Ho cominciato il percorso di studi con Cefap frequentando una delle prime edizioni del corso di qualifica per Operatore Agroambientale e, nel 2002, dopo la leva obbligatoria, ho deciso di avviare un’attività partendo da zero. Ad oggi, quella piccola attività è diventata un’azienda agricola che comprende la gestione di Malga Mongranda, in sella Chianzutan”.


Raccontaci un po’ di te: com’è gestire un’azienda agricola in montagna?

“Partiamo subito con le domande semplici!”  - “Ho iniziato la mia attività a Forni di Sopra con la Malga Varmost, di cui ora si occupa la mia compagna Romina, e da due anni seguo anche la gestione di Malga Mongranda.



Se malga Varmost è stata la mia “palestra”, malga Mongranda l’ho considerata come una seconda sfida. Non nego che il primo anno sia stato duro e pieno di sacrifici, ma ora sono sicuro che i miei sforzi non sono stati vani. La produzione è apprezzata e, grazie al passaparola, ogni anno nuove persone vengono a farmi visita.
I turisti che arrivano qui cercano la pace e la tranquillità ... poi ne trovano talmente tanta da rimanerne quasi spaventati. D’altronde, viviamo in una società costantemente connessa e dipendente dai fruscii, dai rumori delle auto, dagli squilli del telefonino; qualcuno qui va in panico perché il cellulare non riceve segnale. Io invece non ne faccio un dramma, perché so che in montagna i tempi si rallentano, la vita scorre più lentamente e solo la natura e gli animali scandiscono le fasi della mia giornata.

Per fare in modo che gli animali stessi si riconnettano con la terra opero in regime biologico e ho scelto di riportare tra queste montagne la mucca grigio-alpina, la razza più antica dell’arco alpino e da cui tutte le altre discendono. La grigio-alpina è una delle poche razze in grado di sopravvivere a lungo cibandosi esclusivamente di erba, senza necessità di integrare la dieta con il foraggio; la quantità del latte munto risulta minore, ma la sua qualità è davvero alta, più naturale e adatta al consumo da parte dell’uomo.   
Oltre alla bontà del prodotto finale, la griglio-alpina mi aiuta anche a preservare il territorio circostante: la qualità dell’erba, prima scadente, ora sta migliorando grazie al pascolo misto (grigio-alpine, asini e cavalli) e la scelta di allevare gli animali in modo tradizionale mi permette di lavorare in maniera ecosostenibile. Le grigio-alpine, rispetto alle altre specie, sono anche in grado di difendersi autonomamente dai predatori: la mucca adulta, avendo le corna, può contrastare le incursioni notturne di lupi o orsi, proteggendo così anche i piccoli”.

   


Quali sono i prodotti della tua malga?

“In malga mi occupo principalmente delle lavorazioni lattiero-casearie. Oltre al classico formaggio di latte vaccino, produco anche quello caprino e quello misto, vera e propria tradizione della malga.
A breve vorrei anche cimentarmi con il formaggio pecorino. Questo mi permetterebbe di portare avanti una produzione di nicchia e di diversificare la mia offerta. Il pecorino, così come il caprino, rientra tra le tipologie di formaggio più richieste e risulta ottima anche a livello di digeribilità: il latte di una capra o di una pecora è molto più digeribile rispetto a quello di una mucca”.

 


Partecipi ancora a corsi di formazione? Pensi che ti siano utili?

“Un vecchio detto diceva “ruba l’arte e mettila da parte”: questo è quello che negli anni ho cercato di fare io. La formazione dovrebbe sempre fare parte della nostra vita, a patto che il singolo sia disposto ad ascoltare chi ha più esperienza per farne tesoro. Dei corsi non ricordo tutto nel dettaglio, ma ricordo bene dove e come ripescare le informazioni se necessario.
Dopo il corso sulle trasformazioni lattiero-casearie, da CEFAP ho partecipato anche a quello sulla fecondazione artificiale bovina e a quello sulla gestione e promozione del territorio montano attraverso le malghe; personalmente li ho trovati molto utili”.
 

Che consiglio offri a chi decide di avviare azienda agricola?

“Questi momenti di crisi globale sono difficili da affrontare per chi già opera nel settore ed ha l’esperienza dalla propria parte, perciò chi decide di avviare un’azienda agricola oggi deve ritrovare un forte spirito di sacrificio e dev’essere pronto a rimboccarsi le maniche.
Fare il nostro lavoro con cognizione di causa è fondamentale per preservare la montagna stessa. Se ci riflettiamo un attimo, le problematiche riguardanti la pianura derivano anche da una montagna abbandonata: ecco perché la missione del montanaro risulta doppiamente importante. Concludendo, mi sembra doveroso aggiungere che anche la politica dovrebbe favorire l’attività agricola sulle fasce alpine… ma mi piace pensare che, nonostante tutto, il futuro avrà in serbo qualcosa di positivo per chi ha intenzione di intraprendere questa strada”.
 

Chi ha deciso di intraprendere la stessa strada è anche Romina, compagna di Ivan. Da perito edile ha deciso di reinventarsi nel settore agricolo ed anche a lei abbiamo chiesto di raccontarsi un po’.


“Mi chiamo Romina e sono un ex perito edile che, dopo la maternità, ha deciso di licenziarsi e di iniziare un nuovo percorso professionale. Mentre Ivan segue i pascoli e la produzione delle malghe, io gestisco la parte burocratica e nei mesi estivi mi occupo di Malga Varmost. Da qualche anno ho approfondito le mie conoscenze anche in materia di fattoria didattica, progetto che porto avanti con grande passione”. 

 
Fattoria didattica: com’è stata la tua esperienza?

“La fattoria didattica è un progetto che io e Ivan abbiamo deciso di sviluppare passo dopo passo, a spese nostre. Ho seguito il corso erogato da CEFAP nel 2017 e da lì abbiamo deciso di fondare “l'Allegra Fattoria” a Caneva di Tolmezzo.
Qui allevo mucche, capre, asini, pony, cavalli, alpaca e animali da cortile come conigli, oche, faraone, tacchini nostrani e maiali. Ho adibito parte del capannone ad aula didattica, dove da maggio a settembre organizzo laboratori, giochi ed eventi per bambini.  
L’attività di fattoria didattica si rivolge a scuole, gruppi di bambini, bambini singoli e famiglie, per cui creo percorsi personalizzati in base alle esigenze. Faccio in modo che i bambini abbiano un contatto diretto con gli animali e capiscano l’importanza di prendersene cura: lascio sempre da parte del cibo da poter dare loro e organizzo laboratori sulla costruzione del nido degli uccelli o sulla mungitura delle capre.

Se i bambini di oggi hanno una forte carenza di manualità, dall’altro lato riscontro un gran bisogno di connettersi con la natura. Faccio toccare loro i sassi o le legna e mi diverto a creare insieme qualcosa che sia frutto della loro immaginazione, come braccialetti con i fili o disegni con le foglie d’autunno. Sembrerà strano, ma queste carenze non riguardano solo i piccoli abitanti della città; ci sono bambini che, pur vivendo in montagna, non hanno mai visto un tacchino o dato da mangiare a una gallina.

Per quanto riguarda il progetto della fattoria didattica in quota, mi è già capitato di portare gli allievi di alcune scuole limitrofe in Malga Mongranda ed è stata un’esperienza davvero apprezzata. Il prossimo obiettivo sarà ampliare le visite anche ai 1800 mt, in malga Valmost”.
 

Cosa consigli a chi vorrebbe sviluppare un progetto di fattoria didattica?

“Indipendentemente dal settore in cui si opera, studiare ed aggiornarsi è fondamentale. Nell’arco degli anni ci si accorge di come tantissime cose date per scontate in realtà non si conoscano davvero così fondo ed è giusto imparare per poi trasmetterle in maniera corretta… a maggior ragione se, come nel mio caso, ci si rivolge a dei bambini piccoli! A chi decide di occuparsi di fattoria didattica dico di non prendere sotto gamba la formazione, unica strada da percorrere per offrire un servizio valido e davvero educativo”.






 



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