Negli ultimi anni sempre più aziende si certificano con lo standard biologico o quello della produzione integrata.
Le realtà agricole in Friuli Venezia Giulia si stanno dimostrando sempre più attente ai metodi colturali, che risultano meno impattanti sull’ambiente e più salubri.
Lo ha raccontato Michele Bertolami, direttore di CeViQ. di Pradamano, istituto che che si occupa della certificazione dei vini e dei prodotti italiani di qualità.
La crescente volontà delle aziende è quella di certificare la propria sostenibilità ambientale.
“Il nostro istituto - dice Michele Bertolami - si occupa della certificazione di due standard. Il primo è quello biologico e da quando abbiamo iniziato, nel 2015, le aziende aderenti in Friuli-Venezia Giulia sono passate da 70 a 350. Il secondo standard è quello della produzione integrata, che consente sì l’uso di alcuni principi attivi contro le malattie della vite, ma con dosi ridotte e meno frequenti. In questo caso dal 2016 a oggi le aziende che certifichiamo sono passate da 200 a 400. Da ultimo, lo scorso luglio, hanno aderito anche tutte le cantine cooperative, portando in dote i loro soci. Possiamo quindi affermare che attualmente circa il 90% della superficie vitata regionale è garantita da uno dei due standard”.
Ma cosa spinge i viticoltori ad essere sempre più sostenibili?
“Si avverte in loro un atteggiamento sempre più responsabile perché sono i primi a subire le conseguenze di un uso eccessivo di fitofarmaci - afferma Bertolami. Inoltre, negli ultimi dieci anni è il mercato a chiederglielo. Ormai, un vino per essere venduto deve essere come minimo buono. La differenza, poi, la fa il valore aggiunto della sostenibilità, sempre più richiesta dal consumatore finale”.
Queste tematiche, e molte altre, verranno trattate nel nostro corso gratuito IFTS “Tecnico del controllo della produzione agroalimentare e biologica” nel corso del quale interverrà anche l’Istituto CeViQ.
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Fonte: ilFriuli