Cesoie e rastrello mettono in pista i neo giardinieri
Cesoie e rastrello mettono in pista i neo giardinieri
Cesoie e rastrello mettono in pista i neo giardinieri
26 ottobre 2017

Il Piccolo, 26 ottobre 2017

La sfida di cinque disoccupati per ripartire. Silvia è l’unica donna e ha colto l’opportunità
di Marco Bisiach
 
Quattro uomini e una donna che, rastrello e cesoie in mano, provano a costruirsi una nuova occupazione e un nuovo futuro. Un progetto didattico e sociale che fa bene anche alla città, visto che contribuisce a recuperare e valorizzare lo splendido parco di Palazzo Coronini.
È una bella storia, quella che si sta consumando tra le aule del Centro servizi formativi di via del Boschetto e il verde che circonda la storica residenza di viale XX settembre. Una storia che parte da lontano, grazie al progetto Pipol della Regione per l’orientamento e la formazione dei disoccupati, e che passa dall’accordo di collaborazione siglato con il Cefap, l’ente di formazione nel settore ambientale e agroalimentare. Proprio il Cefap ha promosso a Gorizia un corso per avvicinarsi alla professione del giardiniere, che si compone di circa 300 ore di lezione tra teoria e pratica.
È la parte “sul campo”, quella in corso in queste settimane, a essere particolarmente interessante, visto che grazie all’intesa con la Fondazione Coronini Cronberg studenti e docenti si sono messi all’opera prendendosi cura di una porzione del verde di Parco Coronini.
Al corso hanno aderito una quindicina di persone, ma strada facendo diverse di loro hanno trovato nuova collocazione nel mondo del lavoro.
Così alla fine sono rimasti in cinque, tra i 35 e i 50 anni, che sotto la guida attenta ed esperta di due professionisti del giardinaggio come Luca Azzano e Paolo Vergine sono già stati in grado in pochi giorni di valorizzare alcuni scorci della tenuta che si affaccia su viale XX Settembre. Sono state regolate le siepi, eliminate le palme infestanti, bonificati i terreni e abbellite le aiuole, regolata l’erba dei prati e ripulite dalla vegetazione statue e elementi di arredo. Certo prima di arrivare nel parco mettersi in azione con attrezzi e strumenti anche piuttosto pericolosi, prendendosi cura del verde, gli allievi del corso hanno dovuto affrontare con grande attenzione tutta la parte del corso più prettamente teorica. Tenuta da insegnanti come il progettista di aree verdi Vergine: «È ormai da oltre un anno che collaboro con il Cefap – spiega il perito agrario, specializzato in permacultura e agricoltura sinergica, approcci che rifiutano ogni utilizzo di chimica nella cura del verde –, e posso dire che oggi assistiamo a un ritorno alla terra. Ci sono tanti giovani e meno giovani che decidono di cambiare lavoro e vita, e dedicarsi all’agricoltura, anche per ricercare un benessere non legato a quello economico».
Ma chi sono i cinque disoccupati di oggi che, magari, saranno validi professionisti del verde di domani? L’unica donna è anche la più giovane del gruppo, Silvia Bertogna di Pieris, che una volta diventata mamma non ha più potuto conciliare i suoi orari con quelli del lavoro per un’impresa di pulizie in aeroporto, e si è ritrovata così disoccupata. «Poi ho saputo di questa opportunità e l’ho colta al volo, essendo da sempre appassionata di giardinaggio – dice –. Mi rendo conto che il percorso per diventare giardiniere è lungo e difficile, ma intanto mi piacerebbe avere l’opportunità di proseguire il lavoro qui nel Parco Coronini, e in tal senso penso che le istituzioni potrebbero promuovere qualche iniziativa che gioverebbe a tutti». Il goriziano Massimo Marangon, 47 anni, faceva il camionista, prima che la crisi economica lo costringesse ad abbandonare il volante. «Ora ho iniziato questa nuova strada, per la quale mi sento portato – racconta –: amo il contatto con la natura, ed è estremamente appagante trasformare con le proprie mani luoghi splendidi, ma magari poco valorizzati, come questo». Poi ci sono Massimiliano Stabile, di Pieris, Manuel Gereon di Turriaco e lo staranzanese Robert Sintich, che riflette: «Sarebbe bello che si facesse di più per abbellire e curare i tanti spazi verdi che abbiamo nelle nostre città». E aggiunge: «Non so se questo potrà essere davvero il mio lavoro, in futuro, ma anche se non andrà bene, avrò sicuramente imparato qualcosa di nuovo e interessante – continua Sintich –. Una bella sorpresa è stata ad esempio conoscere tecniche e nozioni sulla permacultura, un approccio nuovo e affascinante alla cura della terra».

Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi per e-mail Condividi su linkedin
edit

risorsa